(CAVALIERI MARVEL)
N° 85
TEAM EUROPA
Di Carlo Monni
1.
Il luogo è un
complesso industriale alla periferia di Berlino, capitale della Repubblica
Federale Tedesca. Questo è ciò che sembra, ma si sa: le apparenze spesso
ingannano. Un osservatore attento noterebbe che le recinzioni sono rinforzate e
che ci sono in giro troppe guardie armate. Sembra più un fortino militare od
una prigione che una fabbrica, un’osservazione non molto lontana dalla realtà.
A bordo di un jet
dotato di un sofisticatissimo sistema di camuffamento stealth una donna dai
capelli scuri ed arruffati che indossa un’aderente tuta nera ed il cui volto è
una sorta di teschio bianchissimo si rivolge ad altre tre donne e due uomini in
costumi colorati:
-La missione è semplice: dobbiamo portar
via da quel posto là sotto i tre superumani che vi sono detenuti e sbarazzarci
di ogni ostacolo con qualunque mezzo. Domande?-
La
sola risposta è il silenzio.
-E allora muoviamoci. La missione comincia…
adesso.-
-Sto aprendo il portello.- annuncia l’uomo di
nome Scarabeo d’Oro dal posto di pilotaggio del jet.
La
donna in nero, che si fa chiamare Shock, si rivolge alla donna alta circa due
metri inguainata in un costume rosso come i suoi capelli che le lascia scoperti
il braccio sinistro e l’ombelico:
-Sei sicura di
volerlo fare, Thundra?-
La
ragazza sorride mentre risponde:
-Sarà un gioco da ragazze, stai tranquilla.-
Senza
esitare Thundra si getta nel vuoto,
-Sbruffona.- commenta una ragazza dai capelli
platinati un attimo prima di imitarla.
-Portaci giù alla svelta.- ordina Shock a
Scarabeo d’Oro -Non voglio lasciare tutto il divertimento a quelle due.-
Il
Dabar è una piccola nazione africana incuneata tra il Kenya ed il Sudan del Sud
in cui si è appena conclusa una rivoluzione che ha deposto un regime corrotto e
dittatoriale. Peccato che i vincitori della rivoluzione abbiano presto
disatteso le speranze di libertà e democrazia. La neoeletta Presidentessa Akua
Kirabo ha dichiarato la legge marziale e sospeso le garanzie previste dalla
nuova Costituzione. In più si appresta a firmare un trattato che fonderà il
Dabar con il vicino Mbangawi e la piccola nazione di Kitara, un tempo nota come
Rudyarda, per formare un nuovo Stato chiamato Unione Africana Sudoccidentale.
Questo
è quello che si sa ufficialmente, ma non è tutto, riflette il mercenario
hi-tech conosciuto come Paladin. Chi lo ha ingaggiato sospetta che le autorità
del Dabar, magari d’accordo con quelle del Mbangawi, abbiano rapito il
Presidente di un’altra nazione africana, lo Zilnawa, e siano coinvolte anche
nella scomparsa del supergruppo noto come i Campioni. Lui ed altri operativi
della rinata Justice Inc. sono stati incaricati di scoprire se sia vero e nel
caso liberare i prigionieri.
A
questo scopo Paladin si è infiltrato ad un ricevimento nel Palazzo
Presidenziale del Dabar in onore del Presidente del Mbangawi Joshua N’Dingi
sotto le mentite spoglie di Philip Louis Dean, dirigente della Talon
Corporation. Con lui ci sono la ex Dora Milaje[1]
Nakia, nota anche come Malizia, che in un abitino molto aderente e succinto ha
distratto a sufficienza i presenti, ignari che conosce almeno dieci diversi
sistemi per ucciderli a mani nude. Grazie ad un sofisticato dispositivo
elettronico, Nakia ha appena scoperto che a
circa sei metri nel sottosuolo del Palazzo ci sono delle persone, forse proprio
gli scomparsi.
Un
altro dei compagni di Paladin, il wakandano M’Baku, noto anche come Uomo
Scimmia, che finge di essere un diplomatico dello Zilnawa, ha appena colpito
uno degli ospiti con un pugno. Il suo scopo è creare un diversivo per
consentire a Paladin di trovare l’accesso ai sotterranei.
Mentre
Paladin si allontana di soppiatto, Nakia si appresta a raggiungerlo quando le
si para davanti una donna di colore che indossa un abito che le lascia scoperte
braccia e gamba, i cui lunghi capelli sono fermati da un diadema. La donna ha
uno sguardo duro quando le dice:
-Io ti conosco.-
L’uomo
è decisamente anziano, sicuramente più di settant’anni, probabilmente più di
80, ha radi capelli bianchi, la faccia segnata dalle rughe, ma occhi vivaci.
Cammina appoggiandosi ad un bastone ma sotto l’apparente fragilità fisica c’è
un carattere di ferro. Il suo nome è Eric Slaughter ed ai suoi tempi era un
esponente di spicco della cosiddetta Mafia Irlandese che dominava su Hell’s
Kitchen a New York. La sua specialità era l’omicidio su commissione ma nessuno
è mai riuscito a provarlo in un Tribunale. Oggi si è ritirato a vita privata,
ma è davvero così?
Il
vecchio entra nel suo ufficio privato nella sede della piccola compagnia di
import-export che dirige nel Porto di New York. Ha appena varcato la soglia che
una lama gli solletica il collo ed una voce femminile gli dice:
-Devo parlarti.-
Slaughter
non perde la calma e replica:
-È un’abitudine di tutte voi assassine ninja
farmi visita in questo modo?-
-Quante altre assassine ninja conosci?-
-Troppe.- replica il vecchio gangster
dirigendosi alla scrivania ed accomodandosi su un’ampia poltrona -Cosa posso
fare per te Elektra? È da un po’ che non ci vediamo.-
-La prima volta che c’incontrammo cercasti di
farmi far fuori dai tuoi uomini.-[2]
ribatte Elektra Natchios rimanendo in piedi.
-Acqua passata, erano solo affari, nulla di
personale.-
-Ed è il motivo per cui non ti ho ancora
ucciso. Ma non sono qui per parlare dei vecchi tempi. Mi serve il tuo aiuto.-
Slaughter
si lascia sfuggire una risatina.
-Il mio aiuto, dici?- esclama -E cosa potrei
mai fare io per te?-
-Conosci una killer che chiamano Suspiria?-
-L’Italiana? Ne ho sentito parlare. Perché me
lo chiedi?-
-Voglio un incontro con lei. Arrangiane uno.-
-Io? E cosa ti fa pensare che sia in grado di
contattarla? Ho sciolto la mia Anonima Omicidi e sono in pensione ormai.-
-Non insultare la mia intelligenza, Slaughter
e fa ciò che ti ho chiesto.-
Slaughter
riflette per qualche istante poi parla di nuovo:
-Chiederò ai miei vecchi contatti e vedrò che
ne viene fuori. Resta inteso che mi dovrai un favore e che lo riscuoterò a
tempo debito.-
-Inteso.- acconsente Elektra.
Dopotutto
non è il primo patto col diavolo che fa.
2.
Questo
luogo ufficialmente non esiste. Secondo i documenti ufficiali è stato chiuso
decenni fa, era denominato Campo 17 e si trova in Siberia Orientale. Qui
l’F.S.B.,[3] il servizio a cui
spetta occuparsi della sicurezza interna
della Federazione Russa, invia una categoria particolare di prigionieri: quelli
che devono sparire. Si dice che anche i due direttori, Mikhail Andreievitch
Rostov, che ha il sinistro soprannome di Red Barbarian, e Ludmylla Antonova Kudrina siano stati inviati qui per
aver commesso qualche imperdonabile torto e che a Mosca sperano di dimenticarsi
la loro stessa esistenza.
Qui i prigionieri non hanno diritti
e sono alla mercé dei loro aguzzini che sono liberi di sfogare su di loro le
proprie frustrazioni, ma le cose possono anche cambiare.
Quando l’uomo che buona parte del
Mondo conosce come Guardiano d’Acciaio ma il cui vero nome è Andrei Mikhailovitch
Rostov ha deciso di farsi catturare e portare in questo posto gli era sembrato
un buon piano ma ora non ne è più così tanto sicuro. L’uomo che dirige la
sezione maschile del campo altri non è che suo padre ed ha deciso che farà di
tutto per spezzargli lo spirito. C’è da meravigliarsi che lo chiamino Barbaro
Rosso?
Il Guardiano d’Acciaio è stato
costretto a battersi con gli altri detenuti. È riuscito a fatica a sconfiggere
un energumeno di cui conosce solo il nome, Boris, ed ora si sta scontrando con
uno il cui nome in codice è Vindiktor ma che afferma di averne anche un altro, Anatoly
Alianovitch Romanov, ed afferma anche di
essere il fratello di Natalia Alianovna Romanova, la famosa Vedova Nera.
Mentre evita a stento un calcio
rotante, il Guardiano ha poco interesse a che il suo avversario menta o dica la
verità, gli importa principalmente di restare vivo.
Riesce
ad afferrare la caviglia del suo avversario sbilanciandolo. Prima che si rialzi
gli sferra un calcio al mento poi lo colpisce ancora.
-Mi dispiace.- dice -Questo non è un gioco.-
Si
volta a guardare il comandante e gli dice:
-Ti sei divertito abbastanza?-
-Non l’hai ucciso e nemmeno quell’altro.-
replica Red Barbarian.
-Fallo tu, se ci tieni tanto.-
Prima
che l’altro possa rispondere il suo cellulare squilla e l’espressione del suo
volto si incupisce ancora di più.
Sta
succedendo qualcosa, pensa il Guardiano d’Acciaio, ma cosa?
San
Francisco, California. L’eroe in costume chiamato Ragno Rosso riflette sul
fatto che ha un talento innegabile nel cacciarsi nei guai. Dev’essere la tipica
fortuna dei Parker, pensa mentre avvolge i suoi avversari in un bozzolo di
ragnatela.
Quelli
che ha di fronte sono due giganteschi indiani, seminudi ma con la testa avvolta
nel classico turbante ed evidentemente superumani. Fanno parte di una setta
revivalista del culto dei Thugs che ha rapito una ragazzina per sacrificarla
alla dea Kali. Hanno scelto la vittima sacrificale sbagliata, però: la figlia
dello Sceriffo di San Francisco. Non appena il loro covo è stato individuato, è
stato immediatamente circondato dalle forze dell’ordine locali, statali e
federali. Sarebbe stato facile irrompere all’interno ma che ne sarebbe stato
dell’ostaggio?
L’intervento
combinato dei supereroi locali ha cambiato le cose. Sudario ha usato i suoi
poteri di teletrasporto per portare in salvo l’ostaggio lasciando i supereroi
liberi di badare ai nemici. Certo, sapere prima che c’erano dei superumani tra
i “cattivi” avrebbe semplificato le cose.
I
due indiani spezzano il bozzolo prima che si consolidi ma il Ragno Rosso è già
scattato colpendoli con due calci gemelli, poi fa una capriola sopra la loro
testa e li colpisce alla schiena facendoli cadere.
-Ora fate i bravi e restate a terra.- dice
balzando al suolo.
Ma i due giganti si stanno già rialzando.
-Perché nessuno mi dà mai retta?- esclama
l’arrampicamuri.
In
una stanza dell’Howard A. Stark Memorial Hospital, nel Lower East Side di New
York, Colleen Wing guarda la sua amica e collega di lavoro Misty Knight
assopirsi pian piano e sente la collera montarle dentro come un’onda di marea.
Se avesse tra le mani quel bastardo del Serpente d’Acciaio lo sventrerebbe con
la sua katana senza esitazioni. Rimpiange di non aver avuto l’occasione di
farlo all’epoca del loro primo incontro.[4] Per
fortuna il bambino che Misty sta aspettando non ha avuto conseguenze dal
pestaggio subito dalla detective afroamericana.
Colleen
lascia l’ospedale ed inforca la sua moto, diretta al suo appartamento. Quasi
non crede ai suoi occhi quando vede proprio il Serpente d’Acciaio in mezzo al
viale davanti a lei, apparentemente incurante di tutto.
Sei
mio, bastardo, pensa la ragazza accelerando e puntando dritta verso di lui.
All’ultimo momento il Serpente d’Acciaio salta compiendo un’ardita capriola e
passando sopra la testa di Colleen.
Un
calcio della Tigre la coglie alle reni e lei perde il controllo della moto che
piomba contro una vicina auto in arrivo.
Colleen
vola letteralmente in aria.
3.
Thundra
piomba al suolo facendolo tremare per l’impatto. Le guardie di sicurezza
gridano qualcosa. Lei non conosce il Tedesco ma non ha importanza: è facile
immaginare che le hanno intimato di fermarsi o spareranno. Sono solo uomini,
non la impensieriscono. Le basta usare la sua catena per far saltar loro le armi
di mano. Li ignora e si dirige verso una porta metallica che apre senza fatica.
Un
suono lacerante di sirene si ode per tutto il complesso industriale ormai
completamente in allarme. Thundra non se ne dà peso, finora non ha trovato oppositori
degni di lei.
-Da che parte, cocca?- le chiede una voce di
donna alle sue spalle.
Thundra
non conosce bene Siena Blaze e non sa cosa pensare di lei. Le sembra un po’
strafottente ma questo non è necessariamente un difetto per una guerriera.
-I sotterranei.- risponde.
Alle
loro spalle arriva una squadra di uomini pesantemente armati che urla qualcosa.
Siena Blaze scuote la testa e punta contro di loro il braccio destro da cui si
sprigiona un’onda di energia che li spazza via fra urla atroci.
-Li hai uccisi.- puntualizza Thundra.
-E allora?- replica la ragazza facendo
spallucce -Era quello che volevano fare a noi no? Semplice autodifesa.-
Thundra
non ribatte e si dirige verso un vicino ascensore. In pochi istanti ne ha
strappato via la porta e si è afferrata ai cavi scivolando verso il basso.
-Ehi aspettami!- le grida dietro Siena mentre
comincia a scendere levitando lungo il
vano dell’ascensore -Non vorrai mica il divertimento tutto per te?-
Quando
Debra Levin e Ninotchka entrano nell’ufficio della direttrice, la prigioniera
dai capelli corvini si rivolge alla donna bionda il cui nome di battaglia è Zvezda Dennista sfoderando un largo sorriso:
-Allora il piano ha
funzionato.-
-Alla perfezione.-
risponde Marya Andreievna Meshkova.
Solleva il collare che indossava
sino a poco prima il cui meccanismo di inibizione dei superpoteri è stato
danneggiato da un calcio di Ninotchka.[5]
-Cosa credete di fare?- chiede loro la
direttrice Lyudmilla Antonova Kudrina -Non
avete nessuna possibilità di fuggire da qui.-
-Non vogliamo fuggire.- replica Marya.
-Vogliamo impadronirci di questo posto.- afferma
Ninotchka.
Il suo nome, quello che gli hanno
dato alla nascita, è Kevin Plunder, ma
ne ha anche un altro: Ka-Zar, Signore della Jungla Nascosta. Suo padre era uno
scienziato ed esploratore che scoprì l’esistenza di una terra sotto l’Antartide
dove uomini primitivi convivevano con specie animali estinte da tempo come i
dinosauri e le tigri dai denti a sciabola. Una serie di sfortunate circostanze
fece sì che Kevin, ancora bambino, rimanesse orfano proprio nella Terra
Selvaggia scoperta da suo padre e fosse costretto a crescere da solo e che
passassero anni prima che ritornasse nel mondo civile a reclamare la sua
eredità, ma questa è un’altra storia.
Oggi Ka-Zar ha altre preoccupazioni,
le stesse di sua moglie, l’avvenente rossa in bikini di pelle di leopardo di nome
Shanna O’Hara: sgominare la stessa banda di moderni thugs che hanno rapito la
figlia dello Sceriffo di San Francisco mossa che ha attirato su di loro l’attenzione
di praticamente tutti gli avventurieri in costume presenti nella Città della
Baia.
La sua agilità permette a
Ka-Zar di evitare i fendenti che gli sta vibrando un avversario. Un pugno ben
assestato lo sistema mentre Zabu, la tigre dai denti a sciabola da sempre
fedele compagna d’avventure del signore della Terra Selvaggia, ne abbatte un
altro paio piombando loro addosso con un ruggito.
-Non ucciderli,
Zabu.- le ordina Ka-Zar -Tienili solo bloccati.-
La tigre risponde con una sorta di
brontolio.
-Sei davvero un
cuore tenero, Kevin.- interviene Shanna mentre, dopo aver eseguito una perfetta capriola, stende un avversario con
un calcio.
Con un balzo è accanto al marito.
-Non sono poi così
tosti eh?- commenta.
In quel momento un portone viene
sfondato: le forze dell’Ordine sono appena arrivate.
4.
Nakia guarda la donna davanti a sé e
la riconosce: è la Principessa Zanda, Reggente della Narobia, uno dei vicini
del Wakanda, in passato ha dato dei fastidi a Re T’Challa.[6]
-Tu eri una delle
Dora Milaje.- afferma Zanda -Non ricordo il tuo nome ma sei
quella che hanno cacciato perché in preda alla gelosia hai tentato di uccidere
la fidanzata di T’Challa.[7]
Che ci fai qui? Sei ancora alleata di Killmonger? Si prepara a colpire di
nuovo? Qui?-
Nakia valuta in un secondo tutte le
opportunità e poi decide di passare all’azione. Sferra un calcio rotante a
Zanda che però riesce ad evitarlo.
-Non sono una
sprovveduta. Ribatte.
Con mossa veloce si slaccia il
mantello e lo lancia sulla sua avversaria che ne è solo appena rallentata e si
mette di nuovo in posizione di combattimento. La principessa di Narobia la imita.
Le
due donne si studiano cercando un varco nelle difese dell’altra da poter
attaccare.
-Dicono che le Dora
Milaje siano le migliori combattenti di tutta l’Africa.- dice Zanda sprezzante
-Ma sappi che io sono stata addestrata dai migliori, compresa una di voi. Non
sarò una preda facile.-
Nakia se ne è già resa conto e
intanto il tempo stringe.
Colleen Wing piomba sul duro
asfalto. Il dolore che sente è la prova che è ancora viva e sveglia, pensa. Non
ha il tempo di constatare se ha qualcosa di rotto. Una mano le afferra i
capelli tirandole la testa indietro mentre un piede le preme sulla schiena. Una
voce che ben conosce le dice:
-Potrei ucciderti
facilmente, sgualdrina, ma non lo farò. Ti lascerò con la consapevolezza che
sei ancora viva perché io l’ho voluto. Dì a Danny Rand che quando mi vedrà sarà
l’ora della sua morte.-
-Sarà lui ad
ucciderti, bastardo.- replica Colleen con rabbia.
Non ottiene risposta. Le ci vuole
qualche istante per rendersi conto che il Serpente d’Acciaio è scomparso. Prova
ad alzarsi ma muscoli ed ossa si rifiutano di sostenerla.
Il rumore di sirene in avvicinamento
è l’ultimo che ode prima di svenire.
Un magazzino abbandonato, uno dei
tanti della zona del Porto, monumento ad una crisi economica che gli Stati
Uniti si stanno lasciando alle spalle e che invece sta ancora strangolando il
suo paese natio, pensa Elektra Natchios mentre,
nel suo costume da lavoro, entra muovendosi con circospezione. Bel posto per un
appuntamento, pensa,... o per un agguato.
Sopra di lei qualcuno la sta
prendendo di mira con un fucile di precisione inquadrando la sua testa in un
mirino telescopico. Forse è il suo istinto a farle evitare il proiettile che si
conficca in una vicina parete o forse chi ha sparato l’ha mancata
intenzionalmente, chi può saperlo per certo?
-Esci fuori!- grida
Elektra -Non ho intenzioni ostili.-
-Davvero? Difficile
da credere vista la tua fama.-
Su un ballatoio è apparsa una donna
dai lunghi capelli neri che indossa una tuta nera e stivali da motociclista.
Nella mano destra stinge un fucile da cecchino Heckler & Koch HK417 modificato.
Scende le scale con
calma e presto si trova di fronte ad Elektra.
-Se avessi davvero voluto ucciderti…- replica lei -… saresti morta senza
nemmeno accorgerti della mia presenza.-
La donna sorride e
replica:
-Potrei dire la stessa cosa, ma non avevo motivo di farlo. Ho ricevuto il
tuo messaggio ed ero abbastanza curiosa di sapere cosa volessi da me.-
-E così tu sei Suspiria.-
-Così mi chiamano.-
-Sei una leggenda nel nostro campo. Dicono che sei italiana, siciliana
per la precisione, e che sei diventata una killer per vendicare tuo marito
ucciso dalla Mafia. Secondo altri sei un ex agente segreto che si è messa in
proprio.-
-Si dicono tante cose e non sempre sono vere. Di te, ad esempio, si dice
che sei un’ereditiera greca, ma nessuno è mai riuscito a dimostrarlo.-
Elektra abbozza un
sorriso e la donna chiamata Suspiria prosegue:
-Non mi hai ancora detto perché mi stavi cercando.-
-Mi hanno incaricato di ucciderti.- risponde, calma, Elektra
Suspiria si irrigidisce,
il suo indice sfiora il grilletto del suo fucile.
-Continua.- dice poi.
-Qualche tempo fa tu ed altre donne avete partecipato ad un’operazione
segreta contro un certo Consorzio Ombra…-[8]
continua Elektra.-
-Può darsi. Dimmi di più.-
-Il Consorzio ci ha messo un po’ ma è riuscito ad identificarvi tutte o
quasi ed ha incaricato me di scovarvi ed uccidervi.-
-Perché mi stai dicendo questo? È ovvio che non vuoi portare a termine
l’incarico, quindi cosa cerchi da me?-
-Voglio il tuo aiuto per distruggere il Consorzio Ombra.-
Suspiria sorride e
risponde:
-Questo mi interessa.-
5.
Andrei Mikhailovitch Rostov è decisamente perplesso. Il capo dei suoi carcerieri il cui poco
augurante soprannome è Red Barbarian, sta parlando al cellulare da un po’ e non sembra affatto
contento.
La conversazione ha alfine termine e Red
Barbarian scende seguito da alcune guardie con i fucili spianati.
-Voi…- ordina -… seguitemi!-
Ammanettati per bene il
Guardiano d’Acciaio, Boris e Vindiktor sono condotti attraverso il Campo 17
sino all’edificio della direttrice della sezione femminile.
Il Guardiano è ancora
perplesso ma un’idea comincia a farsi strada nella sua mente.
-Che hai da sorridere?- gli chiede Boris.
-Vedrai.- è la sibillina risposta.
Non appena entrano
nell’ufficio della direttrice quel che vedono è Lyudmilla Antonova Kudrina legata ed imbavagliata ad una sedia.
-Che razza di scherzo è questo- esclama Red Barbarian.
-Nessuno scherzo.- replica Debra Levin uscendo da un angolo con una
pistola tra le mani - Sei nostro prigioniero, comandante.-
Le guardie provano a
sparare ma i loro fucili sono fusi da una scarica controllata di plasma sparata
da Zvedza Dennista.
Rostov si muove
rapidamente e sferra una gomitata alla guardia più vicina, poi colpisce la
seconda. Boris lo imita.
-Ben fatto, compagna.- dice, sorridendo, a Marya.
-Non la passerete liscia!- esclama Red Barbarian furioso.
-Vogliamo scommettere?- replica la donna di nome Ninotchka.
Due donne, una che
indossa un’aderente tuta nera, il viso ha poco di umano ed assomiglia ad un teschio, i capelli sono
scarmigliati. Un’altra indossa una calzamaglia che lascia scoperta buona parte
della sua pelle lasciando poco spazio all’immaginazione. L’uomo ha addosso
un’armatura leggera di colore dorato.
-Avanti.- li esorta Shock -Non diamo loro tempo per reagire.-
Le basta concentrarsi e
le persone più vicine a lei piombano
nell’incubo: le loro peggiori paure risalgono le maree dell’inconscio e
diventano la sola realtà che conti.
Shock non sa cosa vedono
ma si accontenta che si gettino a terra tremanti o scappino urlando. Passa
davanti a loro ignorandoli.
Quelli che non sono
colpiti dal suo potere si ritrovano imprigionati nei loro stessi vestiti
divenuti vere e proprie camicie di forza grazie alle capacità di manipolazione
dei tessuti della donna chi si fa chiamare Skein.
I pochi rimasti che
provano ad abbozzare una reazione sono stesi dalle scariche elettriche del
mercenario inglese noto come Elettro-Onda.
-Muoviamoci.- li esorta Shock –Il tempo stringe.-
Finora è stato tutto
troppo facile, pensa, non può durare.
Paladin è ignaro dei
problemi di Nakia, nel luogo dove è appena arrivato non c’è campo per i loro auricolari e non la sente già da un po’ ma
non si preoccupa, sa certamente cavarsela da sola.
Trovare l’entrata dei
sotterranei è stato un colpo di fortuna, sbarazzarsi delle sentinelle è stata questione
di abilità. Ora deve fare in fretta, potrebbero scoprirle da un momento
all’alto. Peccato non aver potuto portare con sé tutto il suo solito equipaggiamento, ma in fondo è
l’uomo che conta non i gadget.
-Fermo dove sei!-
L’ordine è gridato nella
lingua locale, che ovviamente Paladin non conosce, ma il significato è
abbastanza chiaro. A parlare è stata una donna che indossa un’uniforme verde
con un leone ricamato all’altezza del seno sinistro, una delle Leonesse del
Dabar, pensa l’avventuriero, la milizia di sole donne che aveva affiancato Akua
Kirabo nella sua conquista del potere, è logico che sia una di loro a comandare
i carcerieri di prigionieri tanto speciali. È affiancata da tre uomini ben
armati.
-Calma, ragazzi, non ho intenzioni ostili.- dice loro -Temo di essermi
perso. Questa non è la strada per la toilette, vero?-
-Ci hai preso per stupidi?- grida la donna in inglese -Come hai fatto ad
arrivare fin qui? Chi sei? Chi ti manda?-
-Ehi quante domande.- replica Paladin alzando le mani -A quale devo
rispondere per prima?-
Un movimento del polso
attiva un dispositivo del suo orologio che emette un impulso ultrasonico che
provoca un immediato mal di testa alle guardie, che istintivamente mollano i
loro fucili portandosi le mani alle tempie.
Paladin scatta. Con il
taglio della mano sinistra colpisce alla gola la comandante e con la gamba
destra sferra un calcio ad una delle tre altre guardie. Si tuffa sul terzo uomo
armato che sta cercando di recuperare il suo fucile, un paio di pugni ben assestati
ed è sistemato.
Un debole click lo
avverte che il quarto uomo ha impugnato la sua pistola. Si getta a terra
evitando il proiettile. Afferra uno dei fucili e rotola su se stesso facendo
fuoco. L’uomo crolla colpito in pieno.
-Avrei preferito non arrivare a questo.- commenta Paladin rialzandosi.
Il posto è a prova di
suono, quindi nessuno al di fuori ha udito nulla, ma non può cullarsi sugli
allori, deve fare presto.
Percorre il lungo
corridoio e raggiunge un portone di metallo. Usa le chiavi prese alla
comandante per aprirlo e trovarsi in un ampio salone dove sono allineate sette
capsule criogeniche.
Gli basta un’occhiata
per capire che è nel posto giusto: ha trovato i Campioni dello Zilnawa.
CONTINUA
NOTE
DELL’AUTORE
Davvero poco da dire su quest’episodio, quindi
passiamo a parlare del prossimo dove due delle nostre storyline troveranno una
conclusione e nuove avventure cominceranno con, si spera, graditi ritorni.
Vi aspetto, non mancate.
Carlo
[1] Le Dora Milaje sono la
guardia del corpo femminile personale e sorta di concubine del sovrano del
Wakanda, la Pantera Nera.
[2] Nell’ormai leggendario
Daredevil Vol. 1° #168 (In Italia su Fantastici Quattro, Star Comics #4).
[3] [3] Federal'naya Sluzhba Bezopasnosti, Servizio di Sicurezza Federale.
[4] Tanto tempo fa su Marvel
Team Up #73/74 (Prima edizione italiana Uomo Ragno, Corno #249).
[5] Due episodi fa.
[6] Per esempio in Black
Panther Vol. 1° #1/5 (In Italia su Fantastici Quattro, Corno, #224/223).
[7] Su Black Panther Vol. 4°
#12 (In Italia su Cavalieri Marvel #12).
[8] Sul Lethal Honey #20/21.